Presentazione a cura di Stefano Marinucci (Truffaldino):

"Le scenografie, le performance e le fotografie di CyberMadh rimandano a una visione cyberpunk del mondo, a diari post apocalittici dove appaiono personaggi non più in carne e ossa, ma figure che vagano al di sopra e al di là di tutto, dove ciò che conta è ormai soltanto lo scenario visivo.

Le maschere antigas, o le indossatrici fetish non sono altro che cacciatori di aquiloni in cemento amianto, bombardati da tutti i tipi di inquinamento: radioattivo, quando il radon friggeva l’apparato riproduttivo, acustico, atmosferico.Nelle zone di CyberMadh non esiste più una fabbrica davvero attiva, né di abbigliamento, né di qualsiasi altro settore commerciale, ma rimangono in piedi sculture piene di ferite e di illusioni, avvenimenti che hanno luogo in spazi apparentemente disorientanti. E non si sbaglia se si annota l’artista tra quei narratori visionari di città al biossido, lucidi, dannatamente poetici perché riportano metafore bio-tecnologiche in relazione con le intime esperienze di personaggi, sporcati dal loro stesso tentativo di depurarsi."